Tre storie differenti per stile e trama
che hanno in comune il sesso e la cucina, da qui il titolo Sex & the
Kitchen.
Leitmotiv di tutti e tre i racconti è
la difficoltà di interfacciarsi con l’altro sesso e la totale assenza di
comunicazione che ne deriva. Tutti e tre i personaggi principali vorrebbero far
chiarezza con il proprio partner e risolvere le problematiche ma per
motivazioni differenti non riescono nel loro intento.
** SPOILER **
1.
Il velo della sposa e l’abbecedario (frittelle di fiori di sambuco e acacia): la protagonista, Maria Celeste, è una
giovane donna analfabeta siciliana che sposa l’uomo dei suoi sogni ma l’idillio
termina presto. Lui le insegnerà, dietro richiesta di lei, a leggere e scrivere
in cambio di sesso e violenza. Da vergine illibata cede a tutte le stranezze
del marito fino a quando in preda alla rabbia lo uccide il giorno del loro
primo anniversario di nozze.
Racconto ben scritto con trama articolata,
ho soltanto avuto qualche difficoltà nella lettura per l’abbondante presenza di
termini appartenenti al dialetto siciliano che non è nelle mie corde.
2.
Io posso, io godo (torta rustica):
Iris è una ragazza che ama la buona cucina e il buon vino. Invita a cena da lei
Loris, un giovane conosciuto nella libreria dove lavora. La cena è un disastro
sia perché riesce a bruciare l’unica pietanza che ha preparato sia per le
continue battute da nerd di lui che
lei sistematicamente non comprende e denigra.
Il dopo-cena risulta surreale e ai
limiti della follia. Iris, dalla sua prima volta, pretende dai partner di fare
sesso soltanto in cucina riempiendo il malcapitato di turno di panna, crema di
nocciole, amarene sotto spirito, sciroppo di ribes e tutto quello che riesce a
trovare nel frigorifero. Lui, arrabbiato e spaventato allo stesso tempo, scappa
a gambe levate lasciandola sola a godere con un bignè di San Giuseppe con la
crema.
Come il precedente anche questo
racconto è ben scritto e lo stile è leggermente differente. Ammetto di aver
sorriso e storto il naso in alcuni punti per le stranezze della protagonista ma
mi rendo conto che alla fine: son gusti.
3.
Nero come il dolore (Liquore alla Liquirizia): Goffredo è un avvocato con la
vocazione della cucina. Ha conquistato Elena, la sua compagna, proprio così:
preparandole piatti succulenti. Dopo qualche anno di convivenza l’amore
diminuisce, il sesso si annulla e da amanti infuocati si trasformano in due coinquilini
che dividono le bollette.
Lui decide di riaccendere la fiamma
preparandole i suoi cavalli di battaglia ma soltanto alla fine della
preparazione si accorge di un biglietto lasciato da Elena sul frigorifero,
biglietto dove c’è scritto che non tornerà mai più a casa.
Nero come il dolore è il mio preferito
dei tre racconti perché, oltre ad avere un intreccio notevole, è quello che
spiega meglio la diversità fra i due sessi e come spesso accade nella realtà:
la relativa mancanza di dialogo lacera il rapporto in maniera irreparabile.