Ogni giorno indossiamo una maschera, la maggior parte di noi lo fa inconsapevolmente creando una proiezione di quello che vorrebbe essere per farsi accettare dagli altri. È soltanto quando incontriamo qualcuno a noi simile che la togliamo perché quando
si conosce la persona giusta bisogna essere onesti e mostrare chi siamo in realtà o rischiamo di perderla.
si conosce la persona giusta bisogna essere onesti e mostrare chi siamo in realtà o rischiamo di perderla.
E feci proprio così quella sera, le mostrai il vero Gustav, quello che in pochi conoscevano perché lei, per qualche congiunzione astrale o piano divino, era lì per rendermi un uomo migliore di quel che ero diventato negli ultimi anni.
[continua a leggere il racconto sul portale letterario Insaziabili Letture]
Vorrei ringraziare lo staff di Insaziabili Letture e i membri della giuria per aver inserito il mio racconto fra i sei finalisti al concorso Dietro la Maschera, è un vero onore per me.
Grazie infinite.
Quando ho letto il bando del concorso e la tematica del Carnevale mi è venuta subito in mente la scena del ballo in maschera presente in “Doppio Sogno” di Arthur Schnitzler diventata famosissima nel film “Eyes wide shut” di Stanley Kubrick. Il titolo originario del romanzo è “Traumnovelle” che tradotto in italiano sarebbe: Novella del Sogno. Schnitzler scelse questo titolo in onore del suo caro amico Sigmund Freud e del suo celebre “Die Traumdeutung”, ovvero, L’interpretazione dei sogni.
I personaggi di Arthur e Sigmund sono stati creati prendendo spunto dai protagonisti di un’altra opera di Schnitzler poco conosciuta, Anatol, una delle mie preferite.
Nella Vienna di fine Ottocento viveva anche un altro artista che amo particolarmente e che era amico dello scrittore e di Freud, il pittore Gustav Klimt.
Nel 2012 mi sono recata nella capitale austriaca per il 150esimo anno dalla sua nascita e ho potuto ammirare, oltre alle sue opere, tutta la corrispondenza e le foto che riguardavano lui e le persone a lui care e fra queste c’erano anche Arthur e Sigmund. Sono inoltre andata al civico 19 di Berggasse dove ancora oggi è possibile visitare la casa/studio del padre della psicoanalisi diventata un vero e proprio museo.

Infine, mi ha sempre affascinata la storia d’amore fra Klimt ed Emilie Flöge. Malgrado la quantità imbarazzante di tradimenti di lui e il fatto che non volesse sposarla, lei gli è rimasta accanto fino alla morte dimostrando un amore e una devozione che forse non tutte le donne contemporanee avrebbero nei confronti del proprio partner. In rete sono reperibili numerose foto che raffigurano i due assieme e il quadro che mi ha ispirato il titolo che ritrae Emilie proprio con l’abito blu citato.
Ho voluto quindi unire tutti questi elementi per la stesura di questo umile racconto con la speranza che sia di vostro gradimento.
Anita
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